mercoledì 10 novembre 2010

firenze

amica jen di jen e le holograms mi ha scritto un'email un mese fa dicendo:
"io sarò a firenze per lavoro il giorno tale. visto che l'italia è un paese minuscolo e che quindi roma e firenze sono praticamente la stessa cosa e lo stesso posto, ti va di venire e ci incontriamo e dormi nell'hotel superlusso con me tanto non pago io che bello che bello?"

e così domenica sono andata a firenze e lunedì sono tornata. ho passato ventiquattrore da turista americana a base di shopping e cibo (e niente arte né cultura per carità che a firenze ci sono già stata dieci anni fa, e mi basta - ha detto lei) e quindi:

ho preso il treno con il panino da emigrante ma l'alta velocità è una cosa seria ed erano tutti silenziosi e mi sono vergognata molto e comunque mi sono mangiata il panino, ma non le patatine in busta perché facevano troppo rumore.
sono arrivata a firenze sotto il diluvio e, visto che avevo un paio d'ore prima di trasformarmi in turista, mi sono vista un paio di chiese.
finalmente insieme ci siamo abbracciate e baciate e poi siamo partite in un turbine di shopping (tre borse e due sciarpe in meno di un'ora, al mercato e sotto il diluvio) e alcol (aperitivo costosissimo nel caffè fichissimo che non mi ricordo come si chiama davanti al duomo).
siamo andate poi a cena con le colleghe (le holograms) e abbiamo vagato per mezza città per poi arrivare in una trattoria buonissima e mangiare ribollita, timballo di piccione, prosciutto, patate fritte, mozzarella di bufala (a firenze? beh, è sempre italia no!?), tortellini, tiramisu ai cachi, torta di meringa e creme caramel, tutto rigorosamente diviso in parti uguali.
la mattina dopo, non paghe e sempre sotto il diluvio, la colazione luculliana dell'hotel (che si sarà pur stato un motivo se era un quattro stelle) con uova e pancetta, yogurt, muesli, tortine diriso, macedonia, cornetti, caffè, succo d'arancia, eccetera eccetera.
per digerire, abbiamo fatto shopping a ponte vecchio che loro chiamano the gold bridge, il ponte d'oro.
j (leggendo la targa) "mmm... ponte vecio (perché sono mezza italiana quindi leggo l'itliano), the gold bridge... quindi vecio significa d'oro?"
p "no, vecchio significa vecchio. è che i turisti (ammericani probabilmente) gli hanno cambiato nome. un po' come hanno fatto con piazza di spagna a roma che solo voi chiamate le scale spagnole"
j "ahahahaha che ridere"
(ma che c'è da ridere, boh)
per riprenderci dalla conversazione intellettuale, sotto la pioggia e con un freddo cane, niente di meglio di un gelato (che io ho ovviamente mangiato e poi mi sono morta di freddo per il resto della mattinata. ci sarà un motivo se in questo paese civile il gelato d'inverno non lo mangiamo, no?)
poi purtroppo era ora di ripartire.
altri baci e abbracci e di nuovo sul treno.
stavolta niente panino. stavolta però l'alta velocità era molto più plebea e tutti mangiavano e facevano casino. allora mi sono mangiata le patatine che avevo ancora in borsa.

sono tornata da due giorni e ancora devo digerire.

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